Nel 1685, anno in cui si pose la prima pietra della nuova chiesa, era parroco ad Ospitaletto don Bernardino Olmo che vi rimase fino al 1692 divenendo poi arciprete a Capriano. Gli succedette il nobile Altobello Cavalli per soli tre anni, anch’egli poi passò come arciprete della chiesa di Santa Maria in Calchera a Brescia. Dopo questa breve permanenza ad Ospitaletto giunse don Stefano Bianchi di Rovato dottore in teologia che portò a termine la costruzione della parrocchiale: lo troviamo infatti citato nel Liber Iurium presente alla celebrazione che darà l’avvio all’utilizzo della nuova chiesa. Don Stefano Bianchi rimase ad Ospitaletto fino al maggio del 1724 ed è proprio in quest’anno che si colloca l’inizio della controversia che vide fronteggiarsi la comunità di Ospitaletto e le famiglie nobili eredi degli Aleni.

In occasione della nomina del nuovo parroco si presentarono alcuni nobili bresciani che appellandosi al giuspatronato loro trasmesso dagli eredi della famiglia Aleni, proposero don Francesco Garbelli escludendo da tale elezione la partecipazione della comunità di Ospitaletto.

Dobbiamo innanzi tutto ricordare che nel frattempo la vecchia chiesa (sulla quale si fondava l’antico patronato degli Aleni) era da tempo stata abbandonata in favore della nuova chiesa che certamente a partire dal 1711 svolgeva le funzioni proprie di chiesa parrocchiale e che, come abbiamo già ricordato, era stata costruita con il contributo delle elemosine e della carità dei fedeli.

Il contenzioso che si aprì nel 1724 portava con sé questi elementi: da un lato i discendenti degli Aleni che in virtù del patronato arrogavano a sé il diritto di nomina del nuovo parroco e dall’altro la comunità che forte dell’aver costruito la propria chiesa reclamava con vigore la possibilità di eleggere il proprio parroco svincolandosi definitivamente dalla tutela degli eredi degli Aleni.

Dopo alcuni interventi della curia di Brescia inizialmente contrarie alle posizioni del comune, il 18 aprile 1725 le autorità venete, “ in Piem Collegio, uditi gl’intervenienti della fedelissima Comunità dell’Ospedaletto” ribadirono l’estinzione del giuspatronato degli Aleni e l’indipendenza della nuova chiesa “stante l’estinzione della discendenza mascolina Alenis e stante la fabbrica della nuova chiesa, dà fondamenti construtta senz’alcun aggravio della parte aversa, sopra fondo della Comunità istante” cosicché non vi era “ragione per impedire alla fedelissima Comunità suddetta l’uso della propria giustizia in questo libero benefizio per ottenere a sé stessa il Patronato”. La decisione del governo veneto veniva poi ribadita a comunicata alla vicinìa di Ospitaletto dal vescovo di Brescia card. Marco Morosini il 13 aprile 1726.

La vicinìa, come già ricordato, era il corpo elettorale composto dai capifamiglia della comunità che si radunava almeno una volta all’anno (generalmente nella chiesa essendo l’edificio più ampio dell’intero territorio), per l’elezione dei reggitori del comune e in altre occasioni importanti tra le quali appunto l’elezione del parroco. Presso l’Archivio di Stato di Brescia (Territori ex veneto, busta 549) sono conservati due fascicoletti che illustrano i fatti accaduti in seguito per la nomina del nuovo parroco. In questi fascicoletti viene trascritto il verbale redatto dal Cancelliere della Comunità dell’Ospedaletto Gio Paulo Torre, così come si presentava nell’originale Libro dei consigli di cui non risulta che sia giunto fino a noi nella forma originale. Il 24 aprile del 1726 alla riunione della vicinìa erano presenti 190 consiglieri chiamati ad eleggere il nuovo parroco, i candidati erano tre: don Marcantonio Lando che ricevette 169 voti favorevoli e 16 contrari, don Giovanni Zino già coadiutore di don Stefano Bianchi che ricevette 121 voti favorevoli e 64 contrari ed infine don Pietro Tonelli che ricevette 66 voti favorevoli e 119 contrari. Dall’elezione risultava quindi eletto don Marcantonio Lando. Don Zino, scontento dell’esito delle votazioni, si appellò al Consiglio Serenissimo di Venezia, portando quindi la vicinìa a nuove elezioni questa volta direttamente dinnanzi al Capitano di Brescia: erano presenti 192 consiglieri della vicinìa che elessero parroco don Giovanni Zino. La controversia si riaccese con rinnovata fierezza nuovamente nel 1731 a tal punto che il Capitano dovette constatare come “i giovani vanno facendo …col dire che il principe deve comandare in Venezia e vostra eccellenza in Brescia e che lor vogliono comandare in questa terra et che vogliono fare a loro piacere”. La comunità di Ospitaletto era fortemente decisa a procedere liberamente all’elezione del proprio parroco. Il 23 aprile 1733 il Capitano di Brescia avvertiva i sindaci di Ospitaletto che il 26 aprile si sarebbe tenuta l’elezione del parroco alla presenza del Capitano stesso. I candidati erano otto, ma la votazione si concentrò su don Angelo Guarneri e don Giovanni Zino. Da una relazione del 30 aprile si apprende che l’elezione svoltasi pacificamente, elesse don Angelo Guarneri.

A quel tempo la nomina di un parroco era molto differente rispetto ad oggi. Il concilio di Trento prevedeva infatti che una volta resasi vacante una sede parrocchiale, il vescovo avrebbe proceduto con l’indizione di un concorso al quale potevano partecipare tutti i sacerdoti in possesso di determinati requisiti. Il concorso consisteva in un vero e proprio esame necessario per accertare le competenze del candidato. Nei casi in cui, come ad Ospitaletto, la nomina del parroco dipendeva dall’ elezione di una comunità, il neo eletto avrebbe comunque dovuto sostenere un esame in curia. Così avvenne anche per don Angelo Bianchi che per ben due volte non venne ritenuto idoneo. Ancora una volta la comunità di Ospitaletto restava senza parroco.

Solo il 22 novembre 1733, in una nuova elezione, la vicinìa elesse don Giovanni Maestrini già curato di Maclodio che superato il concorso in curia venne confermato come parroco a Ospitaletto e vi rimase fino al marzo del 1736 anno della sua morte.